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Storia

Non si è in grado di sapere l’epoca in cui si iniziarono a sfruttare in modo industriale e sanitario le acque minerali. Si ritiene che esso avvenne non molto prima del XIV secolo, poiché essendo state le acque confiscate il 4 agosto 1562 dal governo sardo, i proprietari , che ne facevano uso e commercio, si opposero duramente a tale atto, facendo ricorso ed appoggiandosi a lettere di privilegio firmate dal Conte Amedeo di Savoia nel 1388. L’opposizione al provvedimento fu accolta e il 15 maggio 1565 Emanuele Filiberto revocò la confisca.
 Altre frammentarie tracce della storia antica delle Terme, che allora si chiamavano “Loggiamento delle acque”, si possono ritrovare in un capitolo degli statuti comunali risalenti al 1300, conservati su di una lunga pergamena che, anche se danneggiata e mutilata, ci parla degli abitanti dei bagni e delle sue acque.
 Per avere però dati inconfutabili sulle terme bisogna risalire fino al 1552, quando Bartolomeo Viotti, con il suo “De Balneorum naturalium viribus”, si occupò dell’argomento. Egli, pur confessando di non essersi recato di prima persona agli stabilimenti, riporta le descrizioni ricavate del rapporto redatto dall’amico dott. Antonio Berge, il quale parla di due camere vicine alla stufa e di una casa per le cure a 20 passi dal monte.
 Dopo il Viotti vennero fatti molti studi sulle proprietà terapeutiche delle acque di Vinadio: nel 1571 Andrea Bacci vi dedicò un saggio, seguito dal Gallina che, dopo aver visitato Valdieri e Vinadio pubblicò il suo trattato: “Gallini Francisi medici carmoniolensis tractatus de Balneis Vinadii ac Valdierii”, dove si conferma dell’esistenza delle camere vicino alla stufa e di una serie di fabbricati contenenti ben sessanta letti.
 L’ubicazione dei fabbricati vicino al torrente dell’Ischiator creò sempre dei problemi di difesa degli stessi dalle acque in piena che più volte irruppero danneggiandoli o distruggendoli. Nel 1602, ad esempio, una copiosa esondazione rovinò le mura degli stabilimenti che vennero così ceduti, l’anno seguente, al signor Marino Notaio Antonio.

 Nel corso del XVII secolo furono molti i finanziatori che cercarono di far rinascere le antiche “fabbriche “ delle terme, ma ebbero come risultato una serie di valanghe e di inondazioni che ebbero il sopravvento sulle costruzioni fino a farle scomparire del tutto, tant'è che ancora nel 1747 il prof Fantone nel suo trattato non fa cenno ad alcun fabbricato ma solamente ed alcune sorgenti che fuoriescono tra le rocce alpine. Dal 1786 non si possiedono più pubblicazioni fino al 1870, tranne che per alcune testimonianze del Cav Martini di Bersezio che ricorda con particolare terrore l’ennesima alluvione avvenuta nel 1853.
 All’inizio del 1900, dopo tanto discutere, l’amministrazione provinciale si decise finalmente per la costruzione di una strada che collegasse la borgata Pianche a quella dei Bagni, in sostituzione dell’antico sentiero percorribile solamente a piedi o sulla groppa di un cavallo.

 Nei primi anni della seconda guerra mondiale lo stabilimento venne praticamente messo in disuso, mentre con lo sbarco americano del settembre del ‘43 si dovette purtroppo assistere all’invasione nazi-fascista dello stabilimento che divenne quindi il comando di zona tedesco. La borgata di Bagni assistette a tragedie atroci dovute alla guerriglia partigiana che dopo immensi sforzi riuscì di liberare le terme dagli invasori. La competenza delle acque termali venne intanto spostata con decreto del ministero delle finanze del 31/3/1972 all’amministrazione regionale che, che con decreto del presidente della Giunta, la affidò alla SATEA.

 Superata l’ennesima crisi e l’ennesima chiusura del 1978, testimoniata dall’allora giovanissimo giornalista fossanese Gianfranco Bianco, si assistette alla creazione delle Unità Sanitarie locali che a partire dal 1980 soppiantarono gli enti ospedalieri: ciò significò il passaggio di tutti i beni ai comuni su cui gli enti operavano.

 Lo stabilimento passò così in mano al comune di Vinadio che in collaborazione con la Comunità montana costituì il primo ed unico stabilimento termale piemontese in mano pubblica
 Acqua medio-minerale clorurato solfato calcica litiosa
 Così recita la classificazione chimico-fisica dell'acqua utilizzata presso le Terme di Vinadio. Il bacino termale da cui provengono le acque di Vinadio è ubicato nell'Alta Valle della Stura di Demonte ed in questa zona il termalismo non è dovuto a fenomeni vulcanici superficiali che generano gradienti geotermici anomali (come accade ad esempio per Acqui Terme) ma semplicemente ad infiltrazioni di acque superficiali fino a 8000 metri di profondità provenienti da bacini che sono situati tra i 2400 ed i 2600 metri di altitudine. L’acqua scaturisce da una serie di sorgenti situate nelle immediate vicinanze dello stabilimento e due sorgenti, Stufa antica (o Stufa dei Vascone) e Stufa Santelli, provenienti all'interno del complesso termale. Quindi viene convogliata verso lo stabilimento termale dove alimenta la piscina, le vasche per l'idromassaggio, gli apparecchi per le inalazioni caldo- umide, le vasche per la maturazione dei fanghi ed infine permette la crescita delle caratteristiche alghe utilizzate per i trattamenti dermocosmetologici.
 I vapori invece vanno a riscaldare fino a 60° le tre grotte naturali dove si pratica l'antroterapia, antichissimo quanto efficace metodo di cura.
 Numerosi sono i rimedi delle terme: si va dalla medicina estetica, quale cellulite e prevenzione dell’invecchiamento della pelle, alla dermatologia, all’apparato respiratorio (faringiti e laringite croniche, asme e riniti), ad artrosi ed osteoporosi, fino a disturbi dell’apparato gastroenterico ed uro-ginecologico.