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Roccasparvera nella storia...

Ripercorrere la lunga storia di questo paese in poche pagine non è facile.

Tralasciando le gesta dei primi abitanti, i Liguri (la tribù dei Veneni), e tutte le tracce lasciate dai Romani negli anni che vanno dall’89 al 42 a.C. e la terribile invasione del secolo X da parte dei Saraceni, al cui ricordo rimane legato il nome della balza rocciosa che si erge di fianco al Santuario della Madonna delle Grazie, il primo documento ufficiale che parla di Roccasparvera (Castrum Rochae Sparvariae Comitatus Auriatensis) risale al 1028 e si trova nell’atto di fondazione del monastero di San Pietro in Savigliano.

In questo documento troviamo l’atto di donazione dei terreni di Roccasparvera al monastero da parte di Abellonio, signore del luogo. Per più di cent’anni non troviamo più notizie sul paese. Se ne riparla nel 1163 quando il luogo è caduto sotto il dominio del Marchese .Manfredo I di Saluzzo che l’ha ceduto in feudo, prima al suo vassallo Ardizzone e poi a Giordano Catalano di Barge.

l paese rimane dominio dei Marchesi di Saluzzo sin verso il 1259. In questi anni dipendono da Roccasparvera: Gaiola, Moiola (5. Benedetto), Rittana e Valloriate. Nel 1259 il paese passa in mano alla signoria provenzale di Carlo I d’Angiò e viene aggre gato al distretto di Cuneo. Sotto questo dominio Roccasparvera si erige a Comune con propri Sindaci e un proprio Consiglio.
 Nel 1275 cade la prima dominazione angioina in Piemonte e il Mar chese di Saluzzo recupera i suoi feudi. Signori di Roccasparvera diventano: Giacomo Pasero, Facio Cotto, Oberto e Guglielmo Armitano ed Enrico Aicardo.

Nel 1300, nei primi anni, Carlo Il d’Angiò rioccupa i feudi del Piemonte, compreso quello di Rocca sparvera. Signore del luogo diventa Obertino de Raynerio de Carcano, futuro vicario regio di Cuneo. Nel 1347 la bassa Valle Stura, compreso il luogo di Roccasparvera, passa in mano ai Visconti di Milano. Il loro dominio è breve: infatti nel 1355 gli Angiò rioccupano la Valle Stura inferiore.

Nelle operazioni mili tari si fa onore Franceschino Bolleris, Monsignore di Salmour, che, al servizio degli Angiò, nel luglio del 1356 entra in Roccasparvera e ne diventa il signore. Gli Angioini, salvo un brevissimo periodo in cui la bassa Valle Stura torna dominio dei Visconti di Milano, mantengono per molti anni i loro feudi in Valle Stura.

I Bolleris, nominati Castellani di Demonte, tengono con particolare cura il luogo di Roccasparvera. La maggior attenzione la prestano Antonio Bolieris e suo figlio Ludovico, nominato Visconte dalla regina lolanda d’Angiò.

Nel 1475, sotto la spinta dei Bolleris, il Consiglio di Roccasparvera individua il codice degli Statuti comu nali che vengono approvati dalla viscontessa Eleonora de Bolleris il 15 aprile 1475 e sono riapprovati, per le aggiunte fatte, il 5 gennaio 1479 dal Visconte Giovanni Ludovico nel castello di Centallo.
 Il dominio dei Bolleris a Roccasparvera termina verso il 1559 quando il castello, con più di mille soldati francesi, viene distrutto dai Cuneesi, sabaudi, capitanati da Giovanni Grasso e Giovanni Battista Della Chiesa. Con la caduta dei Bolleris il paese passa sotto i Savoia e perde per più di cento anni la sua particolare specificità storica. La riacquista nel 1700, prima difendendosi dignitosamente dagli attacchi dei gallo-ispani nel 1744, e poi verso la fine del secolo quando a Roccasparvera si forma un circolo di notabili/giacobini che rappresentano, sostanzialmente, uno dei punti di partenza del Risorgimento italiano.

Le idee di libertà, di eguaglianza e le dottrine della sovranità popolare manifestate nei loro incontri vengono accolte e applicate con entusiasmo dai fratelli Giuseppe e Francesco Menardo di Roccasparvera. Il primo, ufficiale dell’esercito sabaudo, venne fucilato ad Alessandria il 16 giugno 1833 perché volle l’Italia indipendente e sovrana; l’altro, fautore a Torino dei moti insurrezionali del 1821 finalizzati al conseguimento della Carta Costituzionale nello Stato Sabaudo, si fece invece anni di carcere per motivi politici.

Un segno nella storia del Piemonte e dell’Italia alcuni roccasparveresi lo lasciarono anche nella spedizione organizzata dal governo piemontese in Crimea, nel 1855, ove ben quattro giovani di Roccasparvera vennero trafitti dalle baionette nemiche e poi, pesantemente, con onore e amarezza nella P, nella 2 guerra mondiale e nella Resistenza.

Questi fatti sono ricordati dalle grandi lapidi poste sulle mura degli edifici della pubblica piazza.